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Sos ai Commissari, ora rischia pure la sosta tariffata

«Avete un gran bisogno d’aiuto», esorta Giorgio Cislaghi ex consigliere comunale, oggi tra gli osservatori più acuti di quello che non va nella città di Foggia. L’elenco delle doglianze sarebbe lunghissimo, ma non è questo il motivo del suo sfogo. Cislaghi spera che il messaggio arrivi ai tre commissari prefettizi insediati dal 26 maggio al Comune di Foggia, divenuta ben presto la loro torre d’avorio. D’accordo, sono stati investiti da responsabilità enormi: non è uno scherzo far funzionare una città di quasi 160mila abitanti, colta nel pieno della sua deregulation. Non a caso l’inchiesta della procura di Foggia sul giro di mazzette nella giunta Landella, s’intreccia con il sospetto di ingerenze mafiose negli atti della stessa amministrazione. Un groviglio che ha portato al prolungamento del regime commissariale fino a 18 mesi. In questa situazione il prefetto a riposo Marilisa Magno, il viceprefetto Rachele Grandolfo e il dirigente di seconda fascia (Area I) Sebastiano Giangrande come tutti i commissari hanno l’obbligo di affrontare le emergenze e di muoversi con circospezione. Possibilmente senza farsi condizionare da alcuno, dato anche il clima in cui la triade si è introdotta. E infatti la sfera che li circonda non sembra in grado di produrre un qualche effetto sul confronto interno. Al massimo i tre amministratori in pectore consultano i suggerimenti della tecnostruttura comunale – nello spirito e nel ruolo del mandato ricevuto. Ma non è chiaro quanto questa attività abbia prodotto effetti positivi e di cambiamento sulla città, quello che poi si aspetterebbero i foggiani (altrimenti dov’è la discontinuità con il passato che lo Stato vuol rimuovere?). Finora la ribalta è stata presa da decisioni impopolari, per quanto condivisibili: come la scelta di reclutare personale residente in altri comuni per coprire i posti vuoti negli uffici di palazzo di città (servono subito, non c’è tempo per fare i concorsi). Meno comprensibile chiudere la porta in faccia agli anziani del centro polivalente Palmisano, un problema che parte da lontano e che l’azione commissariale dovrebbe aiutare a risolvere non a sopprimere. L’obiettivo dei commissari è riportare la gestione amministrativa nell’alveo della legittimazione normativa, far quadrare i conti altrimenti si taglia: adesso a tremare sono i 68 lavoratori della sosta tariffata in scadenza di contratto il 30 ottobre. Pare che a una delle ultime riunioni con i dirigenti comunali, uno dei commissari abbia annunciato l’intenzione di portare i libri in tribunale della società attualmente gestita dall’Ataf.
Insomma l’intervento commissariale non è per sua natura conciliatorio, deve mettere in riga. Però Cislaghi non sbaglia quando si fa portavoce del bisogno – avvertito da tantissimi foggiani – di sentirsi parte di una città meno abbandonata a se stessa. «Voi avete i poteri per agire tempestivamente», dice il cittadino Cislaghi. Sui servizi che languono, ad esempio: città buia quasi ovunque, strade impercorribili (allucinanti i lavori di “riparazione” in viale Fortore, all’altezza di parco San Felice), immondizia non raccolta (un lavandino da un mese e mezzo giace sul marciapiede di via Mandara). E vivaddio che queste cose le dica qualcuno: dove sono finiti i partiti di questa città? E l’associazionismo (a parte qualche sporadico caso) batte ancora un colpo?

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