Tanto lavoro sommerso, eppure a Foggia nascono nuove aziende


Abbiamo il 37% di cittadini foggiani ufficialmente «inattivi». Cioè non lavorano e neanche provano a cercarla un’occupazione, stando ai numeri forniti dalle agenzie di monitoraggio. Quanto siano veri e accertati questi numeri è però un altro discorso. Cominciamo da una riflessione: ci si può fidare ancora delle rilevazioni ufficiali con tutto il «nero» in circolazione? Quella percentuale sarebbe infatti più attendibile se si riuscisse a scorporare la quota relativa al sommerso che, occhio e croce, di quel 37% dovrebbe costituire all’incirca la metà dei presunti «inattivi». Spulciando tra i numeri dell’ultimo report sulla qualità della vita di Italia Oggi in riferimento alla Capitanata – miracolosamente risalita di 3 posizioni davanti a Napoli e a Crotone – è proprio alla voce “Lavoro” che si scoprono le contraddizioni maggiori, ma anche le conferme più inquietanti. Dietro quel 37% di inoperosi cittadini foggiani formalmente a caccia di un’occupazione (nella foto “Job” il salone dell’incontro domanda-offerta dell’università di Foggia nel 2019), è facile infatti scorgere la cospicua fetta di disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza o di altri sussidi regionali. Ma attenzione: quanti disoccupati con il Reddito ingrossano le file del sommerso? Le numerose inchieste fin qui portate avanti in provincia di Foggia hanno accertato la presenza di 154 lavoratori (in nero) tra coloro che intascano il reddito scoperti nel 2020, più altri 74 scovati con le mani nel sacco a novembre. Ma per favore non chiamiamoli “furbetti”: l’accezione vagamente positiva del termine presso alcune categorie sociali, rischia di tramutare in merito ciò che invece è una truffa ai danni di tutti noi.
Dopotutto una domanda sorge spontanea: com’è possibile che una così larga fascia della popolazione foggiana (il riferimento è sempre al 37% di cui sopra) se ne stia tutto il giorno con le braccia conserte? Parliamo di un terzo di inoccupati tra la popolazione attiva, una massa di invisibili che non si giustifica nemmeno con i dati del Pil provinciale che assegna un reddito medio pro-capite in Capitanata intorno ai 12mila euro. C’è qualcos’altro che non va in quei numeri: Michele Mazzone, l’uomo delle statistiche dell’università di Foggia, sottolinea la crescita esponenziale delle nuove imprese che hanno aperto i battenti in Capitanata: «Il dato è di 112,56 imprese ogni 100mila abitanti – osserva riprendendo i dati di Italia Oggi – la provincia di Foggia migliora la sua posizione essendo salita al 25mo posto nella classifica di settore. Migliora anche il dato delle imprese cessate, 5 ogni 100mila, con conseguente risalita al 47mo posto. Ma al netto di questi dati molto positivi – conclude Mazzone – vien da chiedersi come sia possibile che queste rilevazioni non si traducano poi in una ripresa dell’occupazione e in special modo di quella giovanile, il cui tasso di disoccupazione è fermo già da alcuni anni al 24%».

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