L’epiteto non è nuovo: «Pezzenti» abbaiò all’uscita l’avvocato, sotto indagine, alla pattuglia di giornalisti infreddoliti e senza contratto (in molti), da ore in attesa di notizie davanti all’ingresso del palazzo di giustizia di Foggia. Un’immagine che meriterebbe di essere raccontata nelle sue sfumature da uno di quegli acquerelli sul “popolo dell’abisso” di Jack London (nella foto), racconto melò della prima rivoluzione industriale e sugli scompensi sociali che essa provocò nella popolazione ridotta alla fame nella Londra del primo Novecento. No, qui per fortuna non siamo ancora messi così male. Ma a furia di calpestare la libertà di informazione (e il diritto/dovere dei cittadini di sapere), finirà che chiunque, anche un signor nessuno, approfitti di questo scollamento tra realtà e finzione e potrà permettersi il lusso di insultare quei “ficcanaso” che non hanno altro da fare che piazzarsi ore davanti a un tribunale.
Ricordiamo che i cronisti, lo scorso 20 dicembre – piena antivigilia di Natale (e ognuno avrebbe un compagno o una compagna con cui andare a fare shopping) – assolvevano a un dovere morale, prima ancora che professionale, dal momento che per quello che guadagnano sono sempre di più coloro che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Per informare l’opinione pubblica su uno dei fatti di cronaca più importanti dell’ultimo mese – l’inchiesta della procura foggiana sull’appalto per l’elisoccorso di Asl e Policlinico Riuniti, sei persone ai domiciliari – i cronisti avevano diligentemente atteso che finissero gli interrogatori per porgere le domande ai legali dei vari imputati. Tutto si è svolto secondo un ordinario copione, compresa la iattanza di certuni evidentemente più preoccupati di mandare messaggi oltre il vetro delle telecamere piuttosto che di rispondere, punto e basta, sull’estraneità ai fatti dei propri assistiti. Inutile dire che al gratuito ruggito emesso all’uscita, i cronisti presenti hanno educatamente replicato con il silenzio. Del resto chi frequenta le aule giudiziarie è abituato a ben altro dileggio da parte sia degli imputati che anche di certi difensori, questi ultimi notoriamente più preoccupati di non entrare in rotta di collisione con i giornalisti dai cui articoli molto spesso dipendono fama, notorietà e nuovi clienti, quindi parcelle da passare all’incasso. Dopotutto ognuno tiene famiglia, anche gli avvocati più disorientati e sbadati ce l’hanno…