L’intelligenza artificiale, un’emozione da poco

La nostra intelligenza e quella del metaverso. A giudicare dai fuochi d’artificio con cui si annuncia la seconda, non c’è partita tra le due opzioni. L’AI elimina la mediocrità (si dice), obbliga a migliorarci oppure a scomparire. Una sorta di soluzione finale dell’elaborazione umana di pensiero? Speriamo di no. Ma vengono individuate, e con una certa disinvoltura, già le prime vittime: il mercato del lavoro è destinato a restringersi ancor di più, sarà tra i primi obiettivi dello scossone. Alcune professioni scompariranno, altre ne nasceranno. Qualcuno però si sta già leccando le ferite: prendiamo i sistemi di traduzione simultanea nei nostri smartphone. Interpreti e traduttori (in carne e ossa) sentitamente ringraziano. Una minaccia estesa a molte altre categorie: «Il 60% dei lavoratori potrà temere per il posto di lavoro», ammette Antonio Romeo, coordinatore nazionale della rete dei Pid. 

E’ il punto impresa digitale delle Camere di commercio, lo snodo da cui eliminare il gap tecnologico che oggi separa le imprese dai mercati più evoluti. Può ripartire da qui la trasformazione metodologica del concetto d’impresa. Perchè l’AI (artificial intelligence) non dispone soltanto di lati oscuri, benché sapientemente avvolti dall’involucro innovativo/tecnologico. Anzi promette la scoperta di nuovi business: «Consentirà di monitorare i bandi, creare ecosistemi locali, è l’unica alternativa che abbiamo per fare formazione e accompagnare le imprese. L’IA favorisce un’interazione nuova, più innovativa».

Non guardiamola allora con sospetto l’Intelligenza artificiale, ma come un’opportunità perchè gli altri su questi scenari – è stato spiegato – sono più avanti di noi. Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, la Russia oscura e cybernetica viaggiano a velocità inesplorate nel Vecchio Continente. E Israele con i suoi esplosivi nei cercapersona di Hezbollah ha forse già superato la frontiera dell’immaginifico. 

Il punto è che l’intelligenza artificiale rischia di annebbiare anche le nostre emozioni: gli esperti assicurano che non sarà così. 

Chi scrive ha provato un anno fa, facendosi aiutare, a scrivere un articolo con Chat-GPT su tematiche ambientali: nelle voci da includere c’era un po’ di tutto (discariche, raccolta differenziata, riciclo, economia circolare). Ne venne fuori un articolo tecnicamente perfetto, scorrevole, ma senza un briciolo di partecipazione emotiva da parte di chi scrive e, di converso, da chi dovrebbe percepirla. Ovvero la componente in grado di catturare il lettore, forse il segreto della felicità di narrazione di qualsiasi brano. Possiamo dire che certi best-seller non nascono dalla grandezza delle storia narrate (magari pure quelle…), ma dalla destrezza, dalla prosa accattivante, coraggiosa a volte sperimentale nella scrittura. Libri come “Il giovane Holden” di un autore enigmatico come Salinger non sarebbero mai potuti nascere con l’intelligenza artificiale. Attenzione però, l’AI ci permette di inserire anche la componente dell’emozione. Così anche gli scritti avranno un’anima, basterà inserire gli «ingredienti» giusti. 

E allora, nell’attesa di scriverne un altro di articolo così, prendiamoci una pausa di riflessione e guardiamo ai benefici dell’AI che è giovane, fresco e irriverente come i nostri ragazzi. Sarà soprattutto il loro futuro.  

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Un momento del “Meet Pid Lab” organizzato dalla Camera di commercio di Foggia in collaborazione con l’ITS Academy Apulia Digital  

      

 

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