A leggerle, certe storie, verrebbe voglia di credere che gli angeli esistano davvero. Il solo pensiero basterebbe a tirarci su. Tra tante brutture, sapere che un giorno potrebbe capitare di imbatterci in un’anima pia sarebbe già un ristoro dei sensi. A patto di saperlo riconoscere quel refolo di speranza e che si siano conservate le sensibilità necessarie. Com’è successo agli studenti del liceo Beccaria di Milano che hanno dato vita a una consacrazione postuma del loro professore di Lettere, Basilio Ioppolo, scomparso l’estate scorsa.
Ioppolo era un anonimo docente siciliano, decollato dall’altra parte a 39 anni sotto le mentite spoglie di un male incurabile. La sua storia, così come viene ricostruita oggi sulle colonne del “Corriere della Sera” sembra passata di moda, improbabile da riproporre nemmeno più per un cartone animato. Eppure Basilio è un supereroe dei nostri tempi: un uomo normale e per questo nuovo, originale. Aveva modi schietti e gentili. Riusciva a mantenersi a distanza siderale sopra il narcisismo di molti di noi. Quanto Basilio fosse apprezzato e benvoluto dai suoi studenti lo testimonia in questi giorni la nuova sala di lettura «Locus Amoenus» (Luogo felice) appena inaugurata all’interno del Beccaria e dedicata al docente già rimpianto.
Un’iniziativa di slancio per un insegnante semplice e di grande spessore umano, che amava la lettura e sapeva rapportarsi ai suoi ragazzi ricorrendo a volte anche all’ironia. Aveva metodo, sconosciuto ahinoi a molti insegnanti di oggi. Conosceva la password per entrare in sintonia con l’animo dei nostri smarriti ragazzi. A questo docente così schivo e gentile viene attribuita una cifra caritatevole che ci riporta agli scritti evangelici: come quando provò ad aggiustare la bicicletta scassata di un suo alunno, senza peraltro riuscirvi. Non si era tirato indietro, comunque ci aveva provato.
Un «pezzo di pane», direbbero i nostri nonni, specie decisamente sui generis. Ma che proprio in questi tempi di tempesta si riescono forse a notare di più.
Basilio Ioppolo sarebbe perfetto per un soggetto al cinema, come in uno di quei film che hanno segnato la carriera di Wim Wenders. Nella filmografia del regista tedesco, la trama del mistero e la presenza degli angeli sedimentano nello spettatore riflessioni profonde sul senso della vita, specie nelle pellicole della prima produzione. “Il Cielo sopra Berlino”, il suo capolavoro (1987), è una fotografia sull’Europa plumbea di quegli anni e insieme un messaggio politico straordinariamente lucido sulla caduta del Muro di lì a due anni (1989).
Ma prima che sia uno sceneggiatore o un regista a pensarci di portare sullo schermo storie così “normali” dovremmo essere noi le antenne più sensibili e saper riconoscere lo sfioro di un’ala che ci gira intorno.
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Basilio Ioppolo (credit Milano Today)