Dighe vuote, ma la sete non ci fa più paura

Molti tornano a chiedersi: dell’acqua al limite, sappiamo com’è andata a finire? Fino a poche settimane fa temevamo di poterci fare la doccia fino alla prossima estate. Poi sono arrivate le piogge e oplà, la nemica sete si è ritirata in buon ordine. Ma siamo davvero sicuri che sia così? 

Avremo ancora l’acqua dal rubinetto e per tutto l’anno, questo è certo. E poi? Si dice che le campagne quest’anno potrebbero vedersela davvero brutta… Ma “chi se ne frega”, bisbiglia la voce di dentro di ciascuno di noi. Il vero spauracchio è non poterci fare più il caffè, lavare la macchina, insomma quisquilie del genere. Per chi non vive di agricoltura il problema si ferma qui. E la politica cialtrona e opportunista (salvo qualche caso) si alimenta di queste sensazioni… 

Alla Regione Puglia in primis. Avete sentito più parlare di emergenza idrica dopo il 2 aprile? Quel giorno la mozione del consigliere foggiano Antonio Tutolo venne approvata all’unanimità, sembrò un bel gesto politico. Finalmente c’è (c’era?) la volontà di affrontare una questione atavica del nostro assetato Sud. Ma poi sono arrivate le piogge e quella tensione è come quasi sfumata. Avanti un altro, ci sono le liste elettorali da fare adesso. E questo, se permettete, è qualcosa di più serio per i nostri consiglieri regionali.

Così adesso ci prova il vescovo di Foggia, monsignor Ferretti, a invertire l’ordine una solfa già nota a chi di questi argomenti deve occuparsi costantemente. Il Consorzio di bonifica della Capitanata (schema irriguo di oltre 150mila ettari, 400 dipendenti fra diretti e indiretti), l’acqua deve distribuirla innanzitutto per venderla. Se le dighe si svuotano, oltre agli invasi rischiano di prosciugarsi anche i conti correnti per pagare gli stipendi. E le bocchette dell’irrigazione sono chiuse dal 13 agosto 2024, quasi un anno fa. Ma in questo modo rischia di andare in “mona” anche il regolare funzionamento di un ente modello, l’unico fiore all’occhiello di cui la “Capitanata Felix” di antica memoria possa ancora fregiarsi.

Così monsignor Giorgio Ferretti, persona concreta oltre che portatrice del verbo spirituale, si è portato lui stesso al centro dei negoziati. Si è presentato al Consorzio a un tavolo convocato dal presidente Giuseppe De Filippo. Vuole essere parte attiva della interlocuzione con la politica. Lui lo chiama «tubone», il collegamento Puglia-Molise fra la diga del Liscione (Campobasso) e l’invaso di Occhito (Foggia), distanza che potrebbe essere coperta in meno di due anni con la realizzazione della condotta. 

Sembrava – con la crisi idrica che stringeva ai polsi – che a fine marzo l’urgenza fosse finalmente avvertita. Persino la regione Molise, sommariamente contraria alla costruzione del tubo, si era convinta che la soluzione avrebbe qualificato un assetto idrico-irriguo in quella regione oggi inesistente. Basti ricordare che l’acqua di risulta della diga del Liscione, non venendo irregimentata come si dovrebbe, viene gettata in mare…  

Parliamo di qualcosa come 200 milioni di metri cubi l’anno, uno sfregio inimmaginabile. 

Come se ne esce? Nominando un commissario per l’acqua, ma deve pensarci il governo. Il momento storico è adesso, anche se la prossima settimana – dice il meteo – potrebbero arrivare altre piogge. E’ quello il problema, che pioverà ancora… 

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LA FOTO – Monsignor Ferretti intervistato davanti la sede del consorzio di bonifica della Capitanata

 

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