Vaccaro smonta la quarta mafia. «Resterei a vita, Foggia si risolleva»

«Qualcuno in questa città è arrivato a mettere le bombe del racket anche solo per 50 euro, al di là dell’atto delinquenziale è il segno di un impoverimento a tutti i livelli. Se non c’è progresso culturale non c’è sviluppo». 

Così parlò Ludovico Vaccaro, prossimo procuratore generale a Lecce, prima di congedarsi da quella Procura della sua città in cui, se potesse, resterebbe «a vita». Vaccaro fu catapultato a Foggia dopo la strage di mafia del 9 agosto 2017, quattro morti ammazzati tra cui due innocenti, i fratelli Luciani, inseguiti e trucidati su uno stradone del Gargano in mezzo al traffico delle vacanze. 

Fu la strage che fece cambiare passo e metodologia d’indagine degli inquirenti, che impresse il timbro della «quarta mafia» sul territorio foggiano, che aprì le porte alla «squadra Stato», quell’alleanza istituzionale tra prefetto, forze dell’ordine, magistratura, istituzioni pubbliche, meno (molto meno) società civile. Oggi il bilancio di quella massiccia azione di indagine e di arresti vede dietro le sbarre gran parte dei boss della criminalità foggiana, può contare su 20 nuovi collaboratori di giustizia, annovera anche la riduzione di «certi reati», ma non dei furti di auto e in appartamento, «i più odiosi» riconosce il procuratore, fenomeno che ha conosciuto un’impennata negli ultimi tempi con la macchine rubate in pochi minuti in pieno giorno a Cerignola, come a Foggia e in decine di altre località davanti a centinaia di passanti che giravano le riprese con il cellulare.

Vaccaro allarga le braccia e la spiega così: «Da questo genere di furti ci si può difendere con una buona rete di videosorveglianza. E’ importante per le indagini se estesa capillarmente e funziona come accade ad esempio proprio a Lecce, la città dove mi trasferirò a breve. Foggia da questo punto di vista non è ancora così sicura, bisogna fare uno sforzo in più per ridurre questa che resta una grossa piaga del nostro territorio».

Il procuratore non si sente tuttavia di aver operato in questi anni nella città della «quarta mafia». Un’etichetta che considera riduttiva: «Le classificazioni aiutano a sintetizzare il fenomeno, non a comprenderlo. A Foggia agiscono mafie diverse, ma sarebbe più giusto parlare di criminalità organizzata. La mafia è un’altra cosa, qui la criminalità ha imposto atteggiamenti di omertà tra alcuni strati della popolazione. A un gruppo di persone è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa, da qui a dire che sia un territorio di mafia ce ne passa». 

Il magistrato che forse più di tutti ha picchiato duro sul potere criminale locale, sembra adesso animato più dal bisogno, forse dal dovere, di dover riposizionare il tiro per contribuire a una fase nuova nella quale torni al centro il protagonismo attivo dei cittadini. 

«Dobbiamo salvaguardare un territorio bellissimo, una città di cui nonostante quel che pensino molti foggiani, all’esterno parlano tutti molto bene. Dobbiamo recuperare il senso di appartenenza smarrito, migliorare il tessuto sociale attraverso alcuni capisaldi del nostro progresso, prima fra tutti l’università».

Foggia non sarà una città di mafia, ma in questi anni ne ha mostrato tutti i tratti. Senza dimenticare il «metodo mafioso» riconosciuto dagli inquirenti su decine di reati. Un tessuto che si è permeato della cultura oppressiva, omertosa, della «società» foggiana organizzata in clan con il suo codice di appartenenza attraverso il quale sono stati affiliati centinaia di aderenti. E’ così che si sono formate le batterie che dai primi delitti di mafia degli anni ’90 ai costruttori (Ciuffreda, Panunzio i primi a cadere sotto questa mattanza di colpi) hanno gestito il potere criminale. 

Vaccaro considera superata quella fase, ma risponde con un «non potrei dirlo» sull’eventuale riapertura delle indagini del caso Marcone, il delitto dei delitti, ancora impunito trent’anni dopo, del quale confessa di non aver visto il docu-film “Il sangue mai lavato” che mette in fila sequenze e fatti ancor oggi oscuri che portarono alla morte nel portone del suo condominio il direttore dell’Ufficio del Registro. Un agghiacciante resoconto di storie che per l’ex magistrato Michele Emiliano potrebbero oggi aiutare a fare ordine di quel sottobosco di indizi spesso tralasciati, violenza e misteri che era la Foggia degli anni Novanta.

Ludovico Vaccaro, è stato nominato procuratore della Repubblica a Foggia nel settembre 2017

 

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