La tentazione di liberarsi della Liberazione

Liberarsi della liberazione non è un gioco di parole. Lo pensano in tanti, forse non in troppi (per fortuna). Eppure è bastato quell’invito alla «sobrietà» del ministro Musumeci a risvegliare, in alcune amministrazioni pubbliche, rigurgiti evidentemente sopiti a malincuore. La panettiera di Ascoli Piceno identificata per aver esposto lo striscione “25 aprile buono come il pane bello come l’antifascismo”, l’occupazione di suolo pubblico (!) contestata dai vigili di Orbetello ai partigiani della locale Anpi, gli striscioni vietati in alcuni comuni della Brianza e altri episodi più o meno trascurabili.

Ma perchè diffida così tanto del ritorno alla democrazia il governo Meloni? Di questo, in fondo, si tratta. Fu una cacciata violenta quella dei nazifascisti. Costò un altissimo saldo di vite. La lotta partigiana contribuì efficacemente a fermare una deriva che avrebbe riconsegnato l’Italia ai Savoia, introdusse il suffragio universale e il voto che portò il paese nell’Italia repubblicana.

«E’ sempre tempo di Resistenza», dice il presidente Sergio Mattarella. E forse il capo dello Stato lo ha sottolineato non a caso nel discorso di Genova: anche il Quirinale dunque ravvisa tentazioni rimozioniste? 

Non c’è rimpianto da parte della destra liberale per un passato ormai sepolto, la sensazione è che su questo si sia tutti d’accordo. C’è piuttosto la volontà di agitare il feticcio della Resistenza per demolire un innegabile patrimonio monopolizzato dai partiti di sinistra. 

Se la politica trovasse qualche margine di condivisione, nell’ottusità del muro contro muro, sarebbe questa la prima operazione da compiere. Perchè a furia di dar spallate ai valori liberali, anche un caposaldo del nostro futuro come la Resistenza potrebbe essere messo in discussione, come testimoniano le ridicole sanzioni imposte nel giorno della Liberazione. 

Non è vero che quei valori siano patrimonio di una parte sola. E’ vero piuttosto che il fascismo fiancheggiò fino all’ultimo le esecuzioni sommarie e i rastrellamenti hitleriani. Ma quel fascismo lo rimpiange solo chi oggi tira fuori il petto giusto per darsi un tono, senza sapere di cosa sta parlando. L’odio non può diventare programma di governo, sarebbe sconveniente anche per la destra moderata di oggi coltivare quel tipo di dissenso, anche se è dura farglielo capire. Il punto è un altro: nella contrapposizione del bipolarismo è inevitabile passare dall’altra parte della barricata pur di tenerlo di fronte il nemico, mai di fianco.

Una guerra guerreggiata dunque sulla Resistenza? Può darsi. Ma niente paura: si dice che la nostra sia una democrazia matura. Non possiamo tuttavia lasciar cadere sul campo i semi della delegittimazione di valori imprescindibili. Perchè se il tira-e-molla sul 25 Aprile viene oggi strumentalizzato solo dagli “yesman”, per compiacere una delle due parti, domani il dubbio potrebbe montare come una maionese impazzita. E non conviene a nessuno. 

RESISTENZA Il corteo del 25 Aprile a Genova (credit Genova24) 

 

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