Ottocento euro possono bastare, quando va bene mille: si riesce così a risparmiare qualche spicciolo. Che volete, bisogna accontentarsi: se non sei qualificato, senza esperienza, prendi i soldi che ti danno e ritieniti pure fortunato. Vuoi pure i contributi sulla pensione? Suvvia.
Va decisamente meglio per chi ha speso anni della propria gioventù per raggiungere una laurea e oggi è un cosiddetto “professionista”. Quanto meglio? Facciamo qualche esempio: se sei un giovane ingegnere, o un giovane medico specializzando o di guardia medica, puoi aspirare fino a 1400 euro al mese e c’è chi prende (nel privato) pure la quattordicesima mensilità. Roba da stropicciarsi gli occhi. E chi si lamenta di queste condizioni assolutamente vantaggiose è il solito disfattista, anzi l’ennesimo “comunista” come si direbbe nel cerchio magico del governo Meloni.
Insomma il potere d’acquisto degli italiani diminuisce, gli stipendi sono inferiori del 15% rispetto alla media Ue, i giovani con certi salari non riescono a metter su famiglia e invece nel giorno della festa del Lavoro dobbiamo tutti ricrederci: il vero dato degno di menzione è il calo «da tre anni» della disoccupazione nel nostro paese, viaggiamo al ritmo di +1,5% occupati l’anno e non ce n’eravamo accorti. C’è più lavoro e tanto basta, se poi è da fame ha davvero poca importanza. Vale la regola del “meglio pochi” che niente, altro che reddito di cittadinanza. Anche se la sensazione è che questo regime di sussidi (pardon, stipendi) assomigli molto da vicino al reddito voluto dai 5 stelle e che aveva almeno una base ecumenica più allagata (lo prendevano anche i malavitosi, per dire).
Ma perchè in Italia non si riesce a fare una riforma finalmente equa e uguale per tutti? Ci sfugge la regola del buonsenso, lo dice anche il presidente della Repubblica: «I salari inadeguati sono un grande problema per l’Italia. Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita». Le parole di Sergio Mattarella cadono come un macigno sull’esecutivo, ma chi abbia ascoltato una replica su queste parole così lapidarie, alzi la mano e ce lo segnali.
La presidente Meloni, presa dall’ansia di fornire una risposta sui troppi incidenti sul lavoro, ha annunciato misure del governo per «1,2 miliardi». Un’altra reale vergogna del sistema Italia, ma la risposta è monca e non coglie il senso del richiamo del Colle.
Del resto basta poco per misurare lo sconcerto dei nostri ragazzi, che poi se ne vanno all’estero con la sensazione di farci un dispetto: alcuni degli stipendi segnalati in questo articolo sono parte dei dialoghi ricavati da frasi, impressioni e sfoghi riportati su alcune chat universitarie, da giovani alla prima occupazione e da ex disoccupati tornati allegramente al lavoro, riscoprendosi più poveri di prima. La premessa per tutti è che sanno di doversi accontentare: tutti lo mettono in conto. Ed è questa la prima sconfitta. Ma perchè dovremmo accontentarci di lavorare?
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GIOVANI MEDICI Un pronto soccorso (credit Gente Veneta)