Nel lessico dei mercati mondiali si parla apertamente di «misure anti-Trump», con la stessa determinazione con cui si penserebbe di mettersi in salvo da un meteorite in arrivo. Piuttosto che domandarsi perché lo fa, il presidente degli Stati Uniti dalla platea degli analisti viene considerato alla stregua di un incidente di percorso. Meglio scansarlo, per quanto possibile.
A quattro mesi dall’insediamento del Donald furioso, sono rimasti in pochi a cercar risposte su quale piano abbia in realtà in mente il tycoon. Tra annunci di nuovi dazi da infliggere all’80% del pianeta e precipitose battute in ritirata, l’effetto che lasciano simili fuochi d’artificio non è una sensazione da pericolo scampato bensì la “suspance” che un po’ tutti provavamo davanti a un film di Dario Argento. Siamo, insomma, ancora alla fase in cui gli annunci di Trump continuano a riscuotere una certa credibilità poichè è illogico ritenere che il presidente di una superpotenza sia arrivato lì per caso e dunque che non possa parlare a vanvera. Dunque aspettiamoci che prima o poi Trump monti a cavallo e si decida a invadere la Groenlandia per accaparrarsi i suoi giacimenti di acqua o che si riappropri del canale di Panama, altri due obiettivi nel mirino e da centrare «a qualunque costo».
Individuare in tutto questo una strategia è un esercizio improbo anche per il più spregiudicato dei bookmaker. Ma, in fondo, provare a scommettere sull’attendibilità dell’inguaribile giocatore di golf non sarebbe poi una cattiva idea.
Così i mercati, molto più sbrigativi, provano almeno a darsi qualche risposta partendo da un paio di ottimistiche verità che pur in questo incerto scenario continuano a rassicurare gli investitori. Le Borse mondiali, pur finite spesso in questi mesi sulle montagne russe, non sbandano più di tanto. Anzi: Piazza Affari continua a correre e questo basterebbe a rassicurarci innanzitutto in ambito domestico. Il problema italiano si chiama debito pubblico, il secondo più alto nel continente europeo. Proprio come il debito americano che ha indotto Moody’s a declassare per la prima volta il rating della più grande economia del pianeta. Ma qui forse c’è davvero una strategia di lunga durata e sarebbe la prima: facendo più debito, gli Usa abbattono l’inflazione. E la mossa non sembrerebbe così peregrina per i mercati.
Seconda verità: difficile mettere in riga i listini nel libero mercato. Del resto le dinamiche dei soldi fanno giri immensi, non per parafrasare Antonello Venditti. Difficile mettere un freno ai capitali liberi di essere scambiati: potranno mai bastare gli stop-and-go del presidente americano per ostacolare le economie in Occidente, Usa compresi? Difficile, praticamente impossibile se è ormai la politica, anche se orchestrata dal presidente degli Usa, ad andare a ruota dell’economia.
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TORO – Il simbolo dei guadagni di Borsa davanti Wall Street