Garlasco come il Var di ultima generazione nel calcio: percepisce al millimetro se il gol è regolare. Ma nel sottile equilibrio tra sogno e realtà, conviene fidarsi di più di una verità dimostrata – ma impercettibile ai nostri occhi – oppure, nel dubbio, lasciarsi guidare dall’imponderabile che domina i destini del mondo?
D’accordo, l’esito di una partita di calcio non è paragonabile a una sentenza giudiziaria, per giunta di omicidio. E la vicenda giudiziaria di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per aver ucciso nell’agosto 2007 la fidanzata Chiara Poggi, oggi può essere riaperta affidandosi alle nuove tecnologie che consentono la lettura più approfondita delle impronte rilevate nella casa di Garlasco e forse riconducibili all’omicida.
Stuoli di genetisti sono pronti a fronteggiarsi sulle tracce rilevate nell’ormai famigerata impronta numero 33, quella riconducibile ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara che, ai tempi dell’omicidio, frequentava casa Poggi forse più della stessa Chiara, da incallito giocatore alla Playstation che si intratteneva nella casa insieme al fratello della ragazza.
Il riferimento al Var nasce spontaneo considerando i meno di 2 centimetri di scarpa sanzionati, oltre la linea del fuorigioco, dall’integerrimo occhio di lince al giocatore Mkhitaryan nell’ultima semifinale d’andata dell’aprile scorso Barcellona-Inter di Champion’s League. Un caso di cui forse non si parla ancora abbastanza, ma che dovrebbe far riflettere sull’impiego spasmodico della tecnologia pignola in uno sport d’impeto come il calcio. C’è chi ha parlato di gol annullato per un’unghia fuori posto. Ma se il calcio rischia di sprofondare in un delirio di regole sovrumane e incalcolabili, siamo sicuri che anche la giustizia faccia bene ad affidarsi ciecamente allo strapotere tecnologico?
Il caso di Garlasco dovrebbe porre un obbligo: il necessario compromesso fra la fallibilità umana e l’importante ausilio della tecnologia. Non è il caso di essere innocentisti o colpevolisti: l’impronta 33 sarà senza dubbio di Sempio. Ma è possibile che possa averla lasciata in qualunque momento, persino nelle vicinanze della camera di Chiara dove i due amici (lui e il fratello di Chiara, come ricordato da quest’ultimo) sovente stazionavano vicino al pc della ragazza.
Ci vorrebbero altre prove, diciott’anni dopo la scienza può servire giusto a rilevare i meno di due centimetri del gol di Mkhitaryan: ininfluenti per il condizionamento di un’azione di gioco, determinanti nel decidere il risultato di una partita.