Si sono presentati insieme, come se il destino volesse metterli di fronte senza farli incrociare: Nicola Canonico e Roberto De Zerbi (foto, credit: foggiacalciomania), il caso a volte si diverte a costruire associazioni le più balzane. Due uomini di calcio, due modi di interpretare la Foggia del pallone, del tifo passionale e che ogni tanto stona, comunque approcci diametralmente opposti. Il presidente dimissionario, dopo quattro stagioni senza «tituli», vorrebbe andarsene ma lo dice come se si sentisse prigioniero anche di quei «tifosi perbene» che inutilmente omaggia se poi ritiene di aver già bollato l’ambiente per quel che è.
L’allenatore diventato tale dopo due anni a far gavetta alla guida dei rossoneri (nel conto anche una finale playoff persa per la promozione in B) avverte ancora il senso di riconoscenza anche oggi che è tra i tecnici emergenti del calcio europeo e dopo aver portato l’Olympique Marsiglia in Champions League. Non c’è traguardo che lo faccia desistere: la cittadinanza onoraria del Comune di Foggia per De Zerbi diventa un’occasione per ribadire il suo senso di appartenenza.
Due mondi lontani, due storie che probabilmente non si incroceranno mai. De Zerbi racconta di aver scoperto il suo amore per Foggia dopo «averla capita». Canonico dopo quattro anni e le pesanti minacce subite da alcuni presunti ultrà (4 arresti e 52 Daspo), ha tutto il diritto di sentirsi «stanco e amareggiato». Ha avuto coraggio, è stato un duro nel denunciare le angherie subite. Ora il proprietario del Foggia si appella all’imprenditoria locale e, appunto, ai «tifosi perbene» perchè lo aiutino a mollare la società dopo aver iscritto la squadra al prossimo campionato di C.
Il calcio va oltre, sono storie di ansia e di passione ai nostri giorni. Passione, appunto. Non ce n’è tuttavia nelle parole di Canonico, forse dopo tutto quello che ha subito non ce ne potrebbe essere. A muovere l’ostinato amore per Foggia di De Zerbi (anche verso gli ultrà) è invece proprio la passione che il pubblico ha saputo trasmettergli, ricambiato: anche dopo una finale persa e «senza tituli» anche lui.
Cambiano gli accenti, i gesti sono eloquenti così come i ruoli – comunque non comparabili – che l’imprenditore proprietario del club e l’allenatore di successo interpretano. L’iscrizione del Foggia al campionato è un «gesto di natura sociale» per Canonico. De Zerbi la chiude invece così: «Una città dalla quale ho ricevuto tanto, prima che ancora io dessi qualcosa».