La bomba atomica per contare qualcosa, oggi più di ieri. Serve una legittimazione a questo mondo, ma nell’epoca dell’intelligenza artificiale l’umanità proprio non riesce a inventarsi qualcosa di diverso.
La tecnologia spinta non ci ha resi più perspicaci di ieri, se il copione non cambia di una virgola: Israele che bombarda i siti dei pasdaran iraniani (foto, credit Adnkronos) mentre questi silenziosamente arricchiscono l’uranio «a scopo scientifico», dicono. E guardando ancor più a Est del quadrante mondiale le riprese satellitari tradiscono i movimenti sospetti della Corea del Nord, altro cane sciolto del pianeta, che rincorre la stessa minaccia nucleare allestendo nuovi giganteschi capannoni a copertura del misfatto, mentre i concittadini di Kim “si muoiono di fame”.
Sono i disperati del mondo, i fanatici della guerra anche solo minacciata che per contare di più sarebbero pronti a simulare (e speriamo che si fermino a questo) la peggiore rappresaglia possibile. Sono i nipotini di Vladimir Putin con l’Ucraina e dello stesso Benjamin Netanyahu che affoga Gaza nella miseria e nel terrore sovrumano dei 50mila bambini uccisi.
In tutto questo disordine verrebbe voglia di rivolgere un plauso alla flaccida e stanca Italia che mai di questi ingorghi per la leadership si è mai occupata in epoca moderna e che anzi a ogni guerra (prendiamo le ultime due mondiali) ha sempre cercato di finire dalla parte del vincitore e chissenefrega se poi ai tavoli del Grandi della guerra (ma non dell’economia) non ci siamo né forse mai ci entreremo. Un po’ di sano opportunismo non guasterebbe mentre tutti gli altri ringhiano e fanno la faccia feroce: facciamocene ogni tanto una ragione.
Piuttosto nel dramma riusciamo anche a renderci naturalmente comici, come nel siparietto fra il ministro Antonio Tajani e la segretaria del Pd Elly Schlein, degno del miglior avanspettacolo: il capo della nostra diplomazia dopo aver bellamente “bucato” il bombardamento dei duecento caccia di «Bibi» sui siti degli Ayatollah, che rinfaccia all’esponente dell’opposizione di «parlare comodamente da casa», mentre lui era lì, davanti ai monitor e ai dispacci di agenzia, allertato dalla contraerea della Farnesina «alle 3 di notte».
Ma forse è meglio ritagliarsi uno spazio da operetta, piuttosto che entrare nella tragedia. O no?