Meloni-Trump

Le chiacchiere all’orecchio della “Sora Lella”

 

La presidente del Consiglio che sussurra ai potenti lascia intendere che ne abbia di cose da dire. Sembra quasi che da quelle immagini ne esca rafforzato il rango dell’Italia, superpotenza senza l’atomica che però adopera la forza del dialogo. Anche se poi non si registrano dichiarazioni di un certo peso della nostra premier al tavolo dell’ultimo G7. Che fossero davvero parole inconfessabili quelle pronunciate all’orecchio di Trump (foto, credit Sky TG24) e Macron?

L’irritualità di certi gesti compiace il cittadino medio, ma lascia anche perplessi. L’Italia è nel G7 e come tale può permettersi di sussurrare all’orecchio di Trump e di Macron le sue personali impressioni su negoziati in corso o altro. Le immagini dell’ultimo G7 di Kananaskis (Canada) ci riportano però solo frammenti delle riunioni ai tavoli e indugiano appunto sui bisbigli all’orecchio Meloni-Trump e Meloni-Macron. Per la verità con il presidente americano la chiacchierata appare fin troppo informale, seduti su una panchina ci manca solo un bicchiere di Coca Cola e la piccola Ginevra che gira intorno.

Se l’intento dei comunicatori di Palazzo Chigi era quello di restituire della premier un’immagine confidenziale, persino in alcuni casi intimista con i leader di Usa e Francia il messaggio è certamente passato. Ma immediatamente dopo se ne ricava un’altra di impressione: che Meloni sappia indubbiamente dialogare con i potenti (e forse con altri leader, le immagini di Tg non ce lo rendono chiaro), ma forse solo sulla base delle confidenze, delle parole dette e non dette, della serie “qui lo dico e qui lo nego”? Ci può stare, ma i sudditi non ottengono la stessa impressione se poi davanti a taccuini e microfoni Meloni tentenna, dice cose abbastanza scontate dopo un vertice di quel tipo e mentre Israele e Iran si scambiano i missili, senza contare come poi la nostra premier si tenga ben alla larga da considerazioni sull’improvvisa fuga di Trump del supervertice.

L’immagine che si ricava da quei siparietti è francamente ingenerosa per il paese dell’Operetta (che non è un diminuitivo, ma il nostro vanto mondiale) che meriterebbe ben altra postura e impostazione diplomatica pur non avendo lo stesso peso specifico di Usa, Francia e compagnia cantando. 

La diplomazia di Meloni è un linguaggio alla Sora Lella, che si manifesta attraverso gesti così irrituali e in qualche caso imbarazzanti, come nel caso dell’indecente baciamo con inchino del leader albanese Edi Rama, a Tirana il 16 maggio scorso, all’ultimo vertice dei paesi europei. E’ l’immagine di un’Italia da avanspettacolo quella che esportiamo, all’estero ormai comunichiamo con le faccette della Meloni e, inutile dire, il balzo indietro è di anni luce: fortuna (o sfiga, a seconda dei punti di vista) vuole che il precedente inquilino di Palazzo Chigi fosse Mario Draghi, meno politico ma un gigante dell’establishment mondiale, riconosciuto e riconoscibile dalle cancelleria di mezzo mondo, uno che sapeva come si sta a tavola. 

 

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