XI

L’inferno di una vita che raddoppia

Tirare le cuoia a centocinquant’anni, un’aspirazione da maniaci. Ma ci pensate? Secondo il «piano» vagheggiato da Xi Jinping, condiviso da Putin, la sopravvivenza del doppio degli anni di un individuo dei nostri tempi sarebbe garantita dal «trapianto incessante degli organi» grazie ai progressi della biotecnologia. 

Ammesso che ciò sia scientificamente possibile, potremmo fin da ora ricavare l’idea di quale sarebbe la qualità della vita del nostro aspirante “Matusalemme” giunto alla soglia dei 120 anni e nel pieno di un’affannosa rincorsa a resistere ancora alle sfide del tempo. La sua sarebbe un’esistenza continua tra un trapianto e l’altro, il letto d’ospedale come compagno di avventura, una caccia continua al donatore disponibile e compatibile geneticamente.

Ma se ne troverebbero di donatori a sufficienza per un simile piano? Già oggi scarseggiano. L’equazione non torna: se ci si potrà trapiantare a più non posso – secondo la pantagruelica idea dei due bulici consumatori di decenni – potrebbero venir meno e in misura considerevole anche i generosi donatori. A meno che – ipotesi del tutto plausibile – Xi e lo Zar non pensassero solo alla loro resistenza alla vita, un protrarsi nel tempo alla faccia dei comuni mortali che saranno confinati nel loro naturale ciclo di vita.

Siamo forse in piena fantascienza. Ma c’è ben poco da scherzare nel contesto di uno scenario forse più allarmante. Nel folklore di una conversazione catturata dalla tv cinese, sullo sfondo  c’è da registrare l’attacco più serio e convinto all’Occidente del mondo, da parte di un nuovo fronte geopolitico che conta oggi circa il 40% della popolazione mondiale. Intorno ai cosiddetti “Brics” (dall’acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) si va coagulando un nuovo assetto sancito dal vertice cinese di Tianjin voluto da Xi proprio per cristallizzare il momento favorevole. 

Con gli Stati Uniti di Trump che “bastonano” con i loro inutili dazi (tra un po’ i contraccolpi li subiranno anche i consumatori americani) e l’Europa che balbetta al tavolo dei grandi, gli ex oppressi del mondo giocano la carta decisiva. E la Cina, che è già di per sé una superpotenza economica e tecnologica, adesso mostra i muscoli, spalleggiata dalla Russia di Putin che vuole uscire dall’angolo della guerra in Ucraina a costo di assumere un ruolo di subalternità rispetto al Drago cinese.

Se questi signori arrivassero a centocinquant’anni, il futuro del mondo probabilmente andrebbe ridisegnato e riposizionato su altri parametri. Qualcosa però suggerisce che, almeno sul piano genetico, il progetto sia irrealizzabile. La partita però è completamente aperta sul piano geopolitico, ed è su questo fronte  che Usa e Europa dovrebbero aprire gli occhi. 

Tag: Nessun tag

I commenti sono chiusi.