Da Bari a Bruxelles, andata e ritorno. L’europarlamentare Antonio Decaro (foto EP) ha deciso il passo indietro: buon per la Puglia. Ma verrebbe da chiedergli perchè. Avrebbe davanti a sé temi epocali di cui occuparsi. La transizione energetica è anche affar suo: presidente della commissione Ambiente dell’europarlamento. E invece l’ex sindaco di Bari, appena un anno dopo l’elezione a furor di popolo (500mila voti), aspira alla presidenza della sua regione. Scelta legittima, ma la domanda sorge spontanea: chi glielo fa fare, per giunta con tutti gli sbarramenti (a cominciare dalla sua parte politica) che ha trovato davanti?
C’è qualcosa di indecifrabile, dietro la scelta del passo indietro. Per farne due avanti? I soliti retroscenisti sospettano che vi sia un calcolo politico: porre le basi per la futura guida della segreteria Pd. Ma sembrano al momento solo facili speculazioni. Torniamo al dunque: Decaro da presidente della potente commissione Ambiente dell’Europarlamento, avrebbe la possibilità di indirizzare i destini politici e economici del Vecchio continente.
Potrebbe accelerare sui temi Green dello sviluppo energetico, gli stessi sui quali si è inceppata la commissione Von Der Leyen che ritarda gli investimenti sulla transizione: dal potenziamento delle linee sul trasporto, alle limitazioni per l’agricoltura che non piacciono ai produttori del Sud. Il boom delle auto elettriche cinesi rischia di piegare le fabbriche automobilistiche europee, migliaia i dipendenti già finiti in cassa integrazione.
Non solo trasporti agricoltura: la transizione rischia di travolgere un modello di sviluppo pensato cent’anni fa e che oggi rischia di essere lasciato a metà del guado. Incombono altre emergenze, come la corsa agli armamenti per la difesa del Vecchio continente.
Occorrono perciò visione e sangue freddo per non lasciare il lavoro incompiuto. E un politico pragmatico come Decaro ne avrebbe di qualità da mettere in campo. Ripetiamo, buon per la Puglia. Ma uno così non starebbe meglio a Bruxelles?
E’ bastato che l’ex sindaco di Bari tirasse dal cilindro i suoi piani per il futuro governo pugliese («fuori gli ex presidenti dal nuovo consiglio») per scatenare un putiferio che a due mesi dalle elezioni del 23-24 novembre promette di montare ogni giorno. E’ scontro all’arma bianca con l’ex sodale e “padre putativo” Michele Emiliano, ma sguardi di traverso anche con Nichi Vendola che, in barba al diktat, si candiderà comunque. Tutto lascia supporre che nel prosieguo della campagna elettorale il percorso sarà disseminato di mine antiuomo degli irriducibili di “Michelone” (i parlamentari Pagano e Stefanazzi) che, loro sì, potranno candidarsi. Ma siamo sicuri che Emiliano non infranga il patto con la segretaria del Pd, Elly Schlein e alla fine non decida di candidarsi con la sua lista civica?
Insomma a prima vista sembra il passo del gambero, quello di Antonio Decaro candidato per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali. La sua idea di fondo è chiara e nobile: avere mani libere per governare, confronto aperto con tutti (peraltro già avviato), un’idea francescana della politica a cominciare dalla t-shirt nera che indossa come una divisa. E che forse dice già tutto.
