Balneari Forte

Sos Balneari, la riscossa riparte da Forte dei Marmi

L’Italia una e indivisibile? Sì, ma attaccabile dalle sponde del suo mar. Basterebbe dare un’occhiata a quel che sta accadendo a diversi concessionari balneari per rendersene conto. Interi litorali genovesi sono già stati sottratti dai comuni ai vecchi gestori, perché bisognerà fare le gare. E ora anche in Versilia si teme lo stesso colpo di mano all’insegna della libera concorrenza sollecitata dall’Unione europea.

Ma di quale libera concorrenza stiamo parlando? «Abbiamo il sospetto che mettendo a gara la concessione dei lidi, possano affacciarsi imprese che avranno come primario interesse quello di far cassa, senza andar troppo per il sottile. E nei lidi c’è la nostra storia, per non parlare dei posti di lavoro che si potrebbero perdere». A parlare così è il sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, ovvero il comune che ha come immagine iconica del suo territorio la spiaggia punteggiata di ombrelloni, là dove il business si preannuncia più ricco considerato che per una sola stagione balneare i danarosi clienti spendono senza farci troppo caso fino a ben oltre i 10mila euro. 

La cittadina toscana, simbolo del jet-set vacanziero, sarà pure un caso limite. Ma è qui che gli imprenditori balneari italiani si sono dati appuntamento (nella foto l’incontro all’interno della celebre Capannina) per «smuovere le acque» di un confronto/scontro con l’Unione europea che in realtà finora è andato avanti solo nelle aule dei tribunali. Interlocutori dei balneari sono diventati gli avvocati e giusto qualche amministratore locale, come appunto il sindaco Murzi e qualche altro. Mentre la politica, questa sconosciuta, fiutati gli inconvenienti di una vertenza con l’Ue contorta e inestricabile e che potrebbe costare qualche milione di voti (si dice 4), evita accuratamente di partecipare a tavoli come quello organizzato nella celebre Capannina sul litorale versiliese.

Così per il momento a parlare sono i ricorsi. E l’avvocato Vincenzo De Michele, insieme ad altri colleghi, ne ha presentati un bel po’ finora ed è arrivato al punto di dover denunciare un intero consiglio comunale, quello di Rimini, per aver anticipato le misure della direttiva Bolkestein sul litorale romagnolo oggi definitivo provocatoriamente “Repubblica autonoma di Rimini”. «Noi non lasceremo soli quei balneari, messi di fronte al fatto compiuto e spodestati dei loro beni e di un lavoro che conducevano da decenni. Noi andremo fino in fondo con gli strumenti del diritto – arringa De Michele – perché ci sembra chiaro che l’Ue stia usando pesi e misure diverse, obbligando l’Italia ad applicare la Bolkestein, ma lasciando ad esempio a Spagna e Portogallo la facoltà di prolungare le concessioni ai gestori attuali fino a 75 anni».   

Nei lidi c’è la storia di generazioni di imprenditori e il valore del made in Italy quale brand turistico oggi seriamente minacciato da una concorrenza mascherata, ignota che probabilmente arriverà da molto lontano. Il convegno della Capannina ha messo l’accento su questi argomenti per «andare oltre la Bolkestein», anche alla luce dell’ordinanza della Corte di giustizia Ue del 4 giugno 2024 (nella causa C-464/24 Balneari Rimini) e della ulteriore ordinanza di rinvio pregiudiziale del Giudice di pace di Rimini del 28.7.2025 nello stesso procedimento principale nella causa C-574/25 Balneari Rimini II, con l’intento di  ricostruire i rapporti tra le Istituzioni europee e l’ordinamento costituzionale nazionale ai fini dell’applicazione di quel principio di sussidiarietà che costituisce la base giuridica fondamentale del diritto dell’Unione inserita nei Trattati.

Lo scopo è dunque evitare che un settore tradizionalmente estraneo alla disciplina degli appalti europei, per essere le concessioni balneari delle concessioni di beni, possa per il futuro continuare a generare quei conflitti interni tra le massime istituzioni politiche e giudiziarie nazionali, che hanno amplificato e alimentato il caos nello sviluppo e nella tenuta di un settore trainante dell’economia italiana, fatto da decine di migliaia di microimprese nella maggioranza a conduzione familiare, che operano in regime di concorrenza con canoni concessori imposti dallo Stato, senza necessità di implementare la concorrenza non di derivazione Ue nei servizi marittimi, già sottoposti a molteplici controlli e alla vigilanza della PA per attività di forte interesse pubblico. 

Lo hanno definito e richiesto a chiare lettere, pur tra varie sfumature, avvocati e docenti universitari dell’associazione Fortemente Noi presieduta da Monica Balloni: Fabio Pacini, docente di diritto costituzionale e pubblico presso l’Università della Tuscia di Viterbo, Francesca Cangelli ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Foggia, Michela Guidi consulente di pianificazione e progettazione strategica, l’avvocato Gabriella Guida che ha posto l’accento sulla sentenza “cult”: la tutela antidiscriminatoria nei confronti dei balneari italiani nella 2ª pregiudiziale Ue del GdP di Rimini (causa C-574/25)”, gli avvocati Ettore Nesi del foro di Firenze e Roberto Righi del foro di Pistoia. 

Convegno integralmente videoregistrato ed agli atti per quanti volessero approfondire: lo ha già fatto il Coa degli avvocati di Lucca che ha riconosciuto per i partecipanti quattro crediti formativi.

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