Oggi, giorno di ripartenza della “nostra” Gazzetta, mi sento come un’aquila. E’ l’unico volatile che riesce a vivere più a lungo, ma quando il becco non funziona più e le piume sono ispessite dal tempo deve strapparselo e attendere che cresca quello nuovo per riprendere il volo. Ebbene, cari lettori affezionati di questo blog che ci tiene compagnia da ottobre: ritornare in edicola dopo quasi 7 mesi è per il vecchio cronista come trasmigrare da un universo conosciuto in un mondo che abbiamo osservato e discusso con l’occhio del viandante esperto, ma senza più le scarpe per camminare. “E’ la stampa, bellezza”, come direbbe il direttore Humphrey Bogart al gangster che gli intima di fermare le rotative in uno dei film più iconici del dopoguerra (L’ultima minaccia del 1952). Non far fermare quelle rotative, anzi farle riprendere a funzionare dopo un tempo lunghissimo e assurdamente reale diventa oggi anche la nostra sfida. Siamo giornalisti di un quotidiano di 134 anni, non possiamo e forse non dobbiamo inventarci nulla di nuovo se non continuare a incamminarci seguendo l’alveo del racconto quotidiano. Ma è una sfida ancor più cruciale per noi se si considera la notevole attenzione riposta, da voi lettori, sulla ripresa delle pubblicazioni di un giornale che si riscopre comunità, impegno, passione. Ed a cui viene affidato un compito importantissimo in una realtà, quella foggiana, travolta in questi mesi da una valanga di notizie (commissariamento per mafia, criminalità pervasiva, investimenti che fuggono), che andrebbero lette in controluce per inquadrare meglio le vicende della cronaca e andare oltre il freddo dispaccio di agenzia.
La “Gazzetta” a Foggia negli anni è stata un po’ anche questo: educazione alla lettura senza indulgere nel sensazionalismo, raccontare per filo e per segno i fatti, aggiungere le opinioni, coinvolgere l’altra campana. E’ il ruolo che i lettori assegnano ai quotidiani e all’informazione cosiddetta di qualità: racconto, diffusione, analisi, invito alla riflessione, provare a stimolare lo spirito critico. Una corazza di cui il cittadino medio e che vuole essere parte attiva di questo processo, sente il dovere di dotarsi per andare oltre l’ondata dei “like” dei social network, strumento essenziale per tenere il filo con l’attualità ma non sufficiente per una completa informazione. Buona lettura e arrivederci in edicola.