Se tocca ai rettori difendere la verità di informazione

L’Italia ripudia la guerra e il revisionismo da fake news, ma proprio contro il pensiero pericolosamente in agguato che rischia di ribaltare verità storiche incontrovertibili (su chi fu a provocare la Seconda guerra mondiale, ad esempio) tocca oggi misurarsi per contrastare le bugie da talk-show. Da giorni si discute sulle amenità di certe teorie che circolano liberamente in tv come sul web e sulla curiosa circostanza di come i riflessi dell’aggressione russa all’Ucraina, abbiano finito per coinvolgere gli assetti e l’organizzazione di due importanti università italiane – Luiss e Bicocca – guidate da rettori foggiani. E’ nota la presa di posizione della Luiss nei confronti del prof. Alessandro Orsini, fan di Putin e della guerra «che non può avere che un unico vincitore». Il rettore manfredoniano Andrea Prencipe, l’ha così sospeso dall’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, dopo lo stillicidio di consigli, tesi e pareri diffuse dall’accademico, la più dirompente delle quali appunto su Hitler che «non avrebbe» avuto intenzione di far scoppiare la seconda guerra mondiale. Il prof. Prencipe non intende aggiungere altro a una decisione già nell’aria da diverso tempo, annunciata in un comunicato del 4 marzo dall’ateneo romano, quando il prof. Orsini già infuriava in tv con i suoi messaggi ma non si era ancora spinto a tanto: «La Luiss – recita uno stralcio della nota – reputa fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e all’evidenza storica».
Ma prima di Prencipe era toccato a un’altra rettrice foggiana, la prof. Giovanna Iannantuoni (originaria di Lucera), prendere posizione sulla guerra di Putin e doversi giustificare da quella che era sembrata una mossa eccessiva a tutela della non belligeranza e dell’atlantismo, annullando (e poi precipitosamente confermando, dopo il frastuono suscitato) il famigerato corso su Fedor Dostoevskij inizialmente negato in quanto semplicemente perchè riferito a scrittore russo (tra i più grandi). Solo che in questo caso la toppa era sembrata più vistosa del buco: alla proposta di emendare il corso del prof. Paolo Nori con scrittori ucraini, era arrivato il «no grazie» del docente che aveva affermato di «non conoscere autori ucraini», respingendo così l’invito (e lasciando il corso) in risposta a quella specie di “par condicio” accademica piuttosto alla buona, ma dai risvolti strumentali (come poi la polemica dimostra) di cui si sta riempiendo la nostra visuale.
Insomma se la guerra non è mai un buon affare, sembra di capire da queste vicende che non potrà esserlo certamente per le nostre università. I due rettori foggiani a oltre settanta giorni dal conflitto nel cuore dell’Europa hanno avuto modo di saggiarne le asperità, le insidie e si sono ritrovati persino a dover soppesare qualche conflitto di identità culturale come nella messa al bando di Dostoevskij. Due vicende parallele, accomunate solo dall’origine pugliese dei due rettori. Ma indicative di un malessere con il quale stiamo imparando un po’ tutti a confrontarci: difficile esporsi, sconsigliabile farlo soprattutto in un contesto così confuso in cui facilmente il bianco può diventare nero e viceversa. Conforta quantomeno sapere che sia nel primo caso (Orsini) che nell’altro (Dostoevskij/Bicocca), la barra del buonsenso sia tornata al centro.
(Pubblicato il 4 maggio 2022 prima pagina “La Gazzetta del Mezzogiorno”)

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