L’informazione alla prova della censura mascherata

“Sbatti il mostro in prima pagina”, è un concetto ai giorni nostri superato. Oggi l’informazione si sprigiona attraverso mille rivoli, il diritto all’oblìo sui social è forse l’unico interruttore efficace a interromperne la circolazione. Per questo bloccare per decreto quello che fino a qualche giorno fa era considerato dagli addetti ai lavori un naturale flusso di notizie tra organi di polizia e cronisti appare un’operazione antistorica e forse punitiva.
Ieri l’associazione della stampa ha tenuto a Foggia un importante seminario sulla direttiva 188 che l’Italia avrebbe dovuto adottare fin dal 2016. Come al solito siamo in ritardo, ma ora quel decreto incombe minaccioso sulle Procure e sul diritto dei cittadini di essere informati. La “presunzione di non colpevolezza”, nobile principio, rischia infatti di connotarsi come un ritorno alla censura. I procuratori potranno informare solo attraverso comunicato, viene imposto il silenzio e la soppressione delle notizie: a tutela dell’indagato, d’accordo, ma le garanzie di non colpevolezza sono già oggi salvaguardate. «È il livello di democrazia in questo paese messo in discussione. Eventi che segnano un cambio di passo: la stampa è libera, ma i giornalisti non rompano le scatole», i concetti espressi ieri dal segretario nazionale Fnsi, Raffaele Lorusso.
La stampa locale rischia di pagare il prezzo più salato a questa ulteriore stretta di informazioni. Già oggi vengono fornite a malapena le iniziali degli arrestati, la cortina si abbassa persino sui nomi delle persone coinvolte in un grave incidente. Sono leggi non scritte, ma che si applicano secondo un itinerario della prudenza che ha imboccato un vicolo senza uscita. Siamo al punto in cui la rilevanza sociale di determinati accadimenti, che coinvolgono magari un nucleo di persone o una comunità, viene decisa sulla base di un’idea di privacy arbitraria e restrittiva. Le notizie di “nera” diventano asettiche e prive di riferimenti temporali, a volte i fatti narrati sono avvenuti a decine di giorni di distanza. E’ questa l’informazione che chiedono i cittadini?
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