L’arte e il recupero sociale s’incontrano in via Arpi

 

Recupero edilizio e integrazione sociale, concetti che nell’epoca un po’ trasandata dei nostri giorni trovano a volte una collocazione surrettizia. L’esperimento ArpinArts a Foggia da questo punto di vista è un atto di coraggio, una caparbia prova di maturità di un manipolo di volenterosi. Riuscisse il resto della città ad accompagnarlo, sarebbe la più vivida prova di affrancamento da una pessima pubblicistica sulla città della “Quarta mafia” che ha devastato l’immagine del territorio negli ultimi anni. Nel complesso edilizio di Santa Chiara, una chiesa del Seicento trasformata qualche anno fa in auditorium (già questa un’idea ardita), vivevano abusivamente da tempo immemore una decina di famiglie che non avevano alcuna intenzione di andarsene: e qualcuna è ancora là. L’operazione della fondazione Apulia felix è stata paziente, non priva di ulteriori intralci a cavallo del Covid. La vigorosa spinta della Regione Puglia (il contributo di 1,1 milioni di euro finanzia sia il restauro su quattro livelli dell’edificio che l’iniziale fase di gestione), quella altrettanto decisiva degli imprenditori Capobianco, Mescia, Ramundo, Salatto, Salandra (300mila euro), ha consentito di tenere in piedi un progetto culturale con declinazioni urbanistico-monumentali, in grado di influenzare le abitudini degli abitanti del centro storico per le attività artistiche che si intendono promuovere, affinché ArpinArts non si fermi all’iniziale recupero della sola chiesa-auditorium di qualche anno fa. Oggi negli oltre 10mila metri quadri disponibili ci si può inventare qualunque genere di attività socio-culturale. La direttrice d’orchestra Gianni Fratta sogna di far nascere una ensemble giovanile composta dai ragazzi delle famiglie meno abbienti residenti in via Arpi: «La nostra sarà una funzione di recupero sociale e un’operazione artistica, le lezioni a titolo gratuito saranno tenute da importanti docenti». Il presidente di Apulia felix, l’ex rettore dell’università dauna Giuliano Volpe, sogna una «rinascita culturale che interrompa il lungo inverno di Foggia» proprio attraverso le arti e la valorizzazione degli spazi nel centro storico. La chiusura alle auto in via Arpi avrebbe in tal senso una funzione importantissima e l’invito affinché il Comune si decida a farlo una buona volta, partito ieri all’indirizzo della giovane assessora alla Cultura Alice Amatore, completa il senso di una rinnovata funzione del centro storico quale ruolo-guida e di aggregazione della rinascita cittadina. «Per questo non può essere una semplice ristrutturazione – sottolinea il vicepresidente della Regione, Raffaele Piemontese – ArpinArts è a tutto tondo uno strumento di inclusione sociale».

Il recupero sul piano architettonico è armonico e fedele agli ambienti esistenti. Realizzato su progetto dell’architetto foggiano Cesare Corfone, dello studio omonimo, il progetto recupera in superficie e negli ipogei spazi che un tempo non erano fruibili oppure venivano utilizzati come magazzino, ricorda l’architetto Michele Stasolla direttore dei lavori. Il bando regionale “Radici e Ali” finanzia anche la gestione, non solo il recupero dei luoghi, ma per quanto riguarda ArpinArts «ci sono fondi disponibili fino a maggio» ricorda Gianna Fratta. «Dovremo reperire nuove risorse per tenere in piedi una struttura che necessita di costi non trascurabili – aggiunge con un filo di preoccupazione la direttrice d’orchestra – chiederemo al Comune di cofinanziare bandi per la promozione artistica che individueremo in questi mesi». ArpinArts non è una scommessa ardita, perchè qui si tratta di allinearsi a un modus operandi che avviene più o meno dappertutto.

 

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