Il Campo largo che vince in Sardegna è nato a Foggia

 

Campo largo che vince, prima della Sardegna c’è stata Foggia. E non a caso si leva alto il grido di giubilo della sindaca Maria Aida Episcopo «per la vittoria sofferta ed esaltante di Alessandra Todde». Dalla terra dei Mori a quella che fu il primo approdo dell’alleanza progressista destinata a scardinare l’egemonia della destra populista protesa sui territori, sono passati appena cinque mesi. Tempo evidentemente non trascorso invano nonostante i tentativi di affossare l’esperimento «foggiano» non siano mancati, a giudicare dai movimenti ondivaghi nella oltremodo plurale alleanza di centrosinistra che va delineandosi alle prossime amministrative baresi. Se non ci fosse stata Foggia, probabilmente Cinquestelle e Pd – riottosi e divergenti su diversi temi – non si sarebbero lanciati nel remake di un esperimento sardo che richiedeva quantomeno un punto di partenza. Nel giugno scorso la strana alleanza si compattò soprattutto su un nome, quello di Marida Episcopo, ideale trait d’union fra due mondi contrapposti (all’epoca sul conflitto russo-ucraino, oggi su Gaza per restare alla politica estera). Funzionò il gioco d’azzardo del grillino Mario Furore, plenipotenziario locale dei 5 stelle, che impose il nome di Episcopo all’alleanza di centrosinistra e l’ex premier avallò. Oggi quel metodo viene ripreso dallo stesso presidente del partito, Giuseppe Conte, che benedì l’investitura foggiana e su quella scia ha imposto alla Schlein il nome di Todde. Una partita, quella sarda, facilitata in questo solo in parte dal precedente foggiano: a parte la riuscita dell’esperimento, Todde era stata vice ministro del governo Draghi e vicepresidente del movimento. Una candidatura difficile da bocciare anche per il Pd che ha lasciato fare. A Foggia invece fu più difficile far digerire allo schieramento di centrosinistra il nome di Episcopo, neofita della politica (l’assessorato nella giunta Mongelli risale a dieci anni fa) anche se donna in carriera (provveditore agli Studi, tre lauree, buon eloquio che non guasta mai). Ma Foggia evidentemente a quel tempo era forse un fortino più sacrificabile e poi prevalse il calcolo politico di una destra che usciva con le ossa rotte dal commissariamento per mafia del comune. La vittoria del Campo largo (o “giusto” come sottolinea Conte perchè non si dica fosse un’ammucchiata), comunque la si guardi, ha aperto però scenari nazionali di cui adesso bisognerà tener conto sulle future scadenze elettorali, dalle prossime regionali (Abruzzo, Basilicata) alle Europee di giugno.  

Oggi Episcopo così adesso ha buon gioco a rilanciare: «I cittadini sardi, così come in precedenza i miei concittadini foggiani – il suo commento – hanno lanciato un segnale forte e chiaro ai leader del nostro schieramento: unità intorno a programmi e valori condivisi, e a figure in grado di determinare un vero rinnovamento della politica. Un segnale che auspico venga raccolto non solo sui territori ma anche a livello nazionale, per tornare a garantire all’Italia un governo all’altezza delle sfide, delle opportunità e delle criticità esistenti, autorevole e attento non solo alla difesa a oltranza di interessi corporativi ma alla crescita della comunità tutta».

Così Foggia, città considerata marginale per una certa politica, torna a prendersi la sua rivincita. E non si fermerà qui.

 

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