A Foggia l’arrivo di un tempo nuovo

Aria nuova in città? Sarà forse la primavera… Ma se lo dice monsignor Ferretti, l’auspicio va colto nelle sue sfaccettature: «Sento l’arrivo di un tempo nuovo». Annusa il vento l’arcivescovo di Foggia-Bovino, l’occasione degli auguri pasquali con gli stakeholder della diocesi si contorna di aspettative palpabili. Ci sono di fronte la sindaca Maria Aida Episcopo, i vertici delle associazioni d’imprese e dei sindacati dei lavoratori, numerosi esponenti della società civile. Si avverte nell’aria la sensazione di esser forse giunti a un approdo. Ogni foggiano sa cosa si è messo alle spalle per meritarsi questo genere di profezia: l’infamia del commissariamento per mafia, d’accordo. Ma soprattutto il senso dell’abbandono e della mistificazione quando Foggia veniva raffigurata a immagine dell’infamia e del disonore su tutte le pagine dei giornali. Adesso ci sono forse i fondamenti per ricostruire, probabilmente non tutto sarà da rimettere in piedi. Qualcosa ha resistito alle macerie di una stagione non ancora passata in giudicato e che abbiamo ancora sotto gli occhi: la criminalità dilagante e che si appena cominciato a sradicare, il malcontento diffuso e poi quel distacco del cittadino medio dalle cose di tutti i giorni che sa tanto di autolesionistica indifferenza. Su questo c’è ancora molto da fare. Ebbene, dopo l’insediamento del nuovo consiglio comunale l’arrivo del nuovo arcivescovo entra di diritto nella nuova nomenclatura del “fare”.

Che non sia proprio monsignor Ferretti il più convinto artefice del «tempo nuovo»? «Viviamo in un mondo difficile, ma entusiasmante – le sue parole – dobbiamo lavorare insieme, potremo fare molto di più. Dialogo e collaborazione restano imprescindibili». Il vescovo cita Zygmunt Bauman, il filosofo della “società liquida”, un precursore dei nostri tempi: «Non dovremo mai stancarci di ricercare il dialogo» e plana con leggerezza sui grandi temi di politica internazionale: «La pace potrà essere raggiunta se insegneremo ai nostri figli una strategia per la vita». L’appello all’«intelligenza e all’audacia» va dritto al cuore del problema: «Tutto può cambiare, purché si affrontino le diversità e non si provi a scappare». «Noi crediamo che la storia è guidata misteriosamente da Dio, per questo il male non può vincere», la chiosa evangelica.

Monsignor Ferretti è il testimone di una nuova narrazione, forse non ancora il precursore di un messaggio che animi le coscienze verso un nuovo inizio. «Sarà un grande vescovo», il pensiero di molti. Riteniamo possa collocarsi già fin d’ora – a tre mesi dal suo arrivo – sulle tracce di altri grandi pensatori in abito talare: citiamo su tutti monsignor Giuseppe Casale (vescovo della diocesi di Foggia-Bovino 1988-1999) che seppe incidere sulla vita cittadina e poi entrare nel dibattito politico nazionale. Monsignor Ferretti non è un polemista, almeno non sembra abbia tutta questa voglia di esserlo: ma appare già perfettamente inserito nella sua nuova realtà e comunque non porterà la croce da solo. Il suo messaggio è per tutti, credenti e non: tocca ai cittadini fare la differenza. Il pastore è già davanti che aspetta l’arrivo del gregge. 

     

 

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