Bari-Napoli, dai treni al pallone anatomia di un bluff

 

Salvezza al fotofinish, come un Monopoli qualunque. A Bari lo scampato pericolo di finire in C si festeggia nelle strade al grido di «De Laurentiis vattene». Ma quanto si è abbassata l’asticella dei desideri davanti al lungomare di Madonnella. L’ha ricordato proprio il perfido Aurelio con un cinismo da premio Oscar, giusto il giorno prima dello spareggio-salvezza di Terni: «Non ce ne andremo prima del 2028 e, senza la Filmauro, lo faremo fallire…». La franchezza irridente è l’ennesimo schiaffo del Tycoon campano all’orgoglio da “riso patate e cozze” che contava di trainare, con il pallone, una resurrezione annunciata e mai chiara e definitiva. Oggi esaltarsi per un salvezza ai playout in B – come un anno fa fu struggente abbandonarsi alla rabbia per la promozione in A perduta al fotofinish – appare un clamore eccessivo. Dopo sei anni di altalene… 

E dire che il povero sindaco Decaro aveva fortissimamente voluto il produttore cinematografico, gli aveva spalancato le porte del club e di palazzo di città con tanti saluti alla cordata barese che tra qualche tentennamento e un briciolo di passione in più rispetto a “quegli altri”, avrebbe se non altro portato più baresità sul rettangolo del San Nicola. Sembrò, a dire il vero, un primo segnale di sfiducia verso l’antica Razza padrona dai Matarrese in giù. In effetti dopo il tramonto dei “Kennedy” di Japigia, l’imprenditoria barese si è assopita nell’ultimo ventennio. Decaro però non fa mistero di aver creduto in quello che si sarebbe rivelato un bluff dei cinematografari Luigi (figlio) e Aurelio, risultati alla mano. Già il fallimento nel calcio fu un’onta indigeribile per la “Milano del Sud” narrata nei favolosi anni 80/90, un inciampo come ogni tanto avviene anche nelle migliori famiglie (dal misterioso incendio del Petruzzelli, al pasticcio di Punta Perotti, al crollo della Popolare…). 

Ma Bari è brava a ricostruire, l’ha già dimostrato ampiamente. Così per i Galletti, finiti nella polvere della serie D (2018-19), doveva essere uno scherzo da ragazzi azzerare tutto e riorganizzarsi al meglio per sbaragliare in successione come birilli tutte le tappe verso un agognato e doveroso approdo nella massima serie. Perchè, diciamolo francamente, a Bari si parla ancora con la puzza sotto il naso se si pensa che i biancorossi in A possano correre semplicemente per salvarsi. Per “la” Bari sarebbe naturale un piazzamento in Europa League e, perchè no, in Champions con tutto quel potenziale di pubblico, stadio, città metropolitana intorno che si ritrova. Bari lo merita per tradizione levantina, spirito internazionale, crocevia di popoli e capacità di acquisire un potere politico che è stato il vero magnete delle ambizioni di una grandeur imprenditoriale e sociale da far invidia al resto della Puglia (se solo avesse avuto i capitali e le stesse attenzioni della politica…).

A un certo punto si è creduto che l’asse con Napoli, la capitale del Sud (pardon, l’altra capitale del Sud) potesse finalmente sbocciare: prima con l’alta capacità/velocità, poi con il pallone. Ma qualcosa sta andando storto se i cantieri ritardano (2026 non più, 2027 difficile, 2028 forse…) e l’idillio con i De Laurentiis sembra adesso alle battute finali.  

Ben altra cosa fu la Bari dell’epopea dei Matarrese, dei Regalia e degli Janich che perlustravano sogni e talenti nelle province del regno. Bari ha perso lo scettro e quel guascone di Aurelio l’incontrollabile si è messo a sparare ad alzo zero. Ma l’impressione, guardandola dall’esterno (ma neanche poi tanto) è che Bari negli ultimi anni si sia rassegnata ad andare al seguito, piuttosto che continuare a interpretare un ruolo che per elezione e antico lignaggio, avrebbe dovuto continuare a interpretare. Curioso ad esempio constatare come non solo la Bari pallonara abbia indietreggiato e mollato alcuni suoi scettri iconici: si pensi al ruolo della fiera del Levante perduto, a certi gangli dell’editoria finiti gambe all’aria, all’hotel Palace chiuso da troppo tempo (ma c’è un progetto per riaprirlo). 

Appunto, Bari sbrigati a rialzarti: il rimbalzo dei tempi andati echeggia nel vuoto pneumatico avvertito qua e là un po’ in tutta la regione (solo Lecce, salvo in A, sorride nel calcio). Un vuoto che non basterà un G7 a colmare.  

  

 

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