DIVITTORIO

Gli ultimi saranno i penultimi

Nel giorno del compleanno di Giuseppe Di Vittorio (11 agosto 1892), governo e opposizione si sono incontrati ieri per discutere di salario minimo. La coincidenza viene fatta risaltare da Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare.  «Doveroso ricordare che nel 1954, da parlamentare del PCI, l’allora segretario generale della CGIL  propose di istituire per legge un salario minimo agganciato all’inflazione», ricorda il segretario del (fu) partito dei lavoratori. Tuttavia sentir parlare di salario minimo – l’obiettivo delle opposizioni è di portarlo a 9 euro l’ora, soglia inderogabile – a certe latitudini, appare quasi una presa in giro o un tentativo di mistificare la realtà. Perchè proprio mentre a Palazzo Chigi si discuteva e il segretario di Rifondazione sottolineava come i tempi da Di Vittorio a oggi sostanzialmente non fossero poi tanto cambiati, i lavoratori dei ghetti del Foggiano provavano ad alzare la voce ed a scioperare chiedendo timidamente “paghe migliori”. Loro per riempire un cassone (3 quintali) intascano fino a un massimo di 6 euro e per veder incrementare quel misero guadagno molto dipende dalle abilità di ognuno: i più veloci impiegano infatti anche 10’, i più lenti e inesperti anche mezza giornata. Che poi vuol dire una giornata intera poichè in campagna si lavora generalmente dalle 6 del mattino fino alle 11, poi il sole implacabile della campagna foggiana finisce per stroncare anche le resistenze più dure. 

Tornando a Rifondazione ed a Di Vittorio, ieri Acerbo ha voluto prendere le distanze anche dall’opposizione che sta cercando di tenere il punto sui 9 euro. «La proposta delle opposizioni non contiene l’aggancio all’inflazione, elemento fondamentale, forse perchè il centrosinistra ha condiviso con la destra negli ultimi decenni la scelta di mantenere bassi i salari eliminando la scala mobile che fu una proposta e una conquista di Giuseppe Di Vittorio». Chissà cosa direbbe oggi il padre dei «cafoni», davanti a certe abominevoli forme d’ingaggio in campagna come in altri comparti (si pensi al settore delle pulizie, ma anche ad alcuni segmenti del commercio al dettaglio), al pensiero che proprio un certo mondo di sinistra a cui si intestavano le battaglie del grande sindacalista avrebbero incoraggiato la spinta al ribasso. Acerbo non fa sconti:  «Forse perchè il centrosinistra ha condiviso con la destra negli ultimi decenni la scelta di mantenere bassi i salari eliminando la scala mobile che fu una proposta e una conquista di Giuseppe Di Vittorio. Anche l’altra grande proposta di Di Vittorio, lo Statuto dei lavoratori, è stato smontato con azione bipartisan. Il risultato è che oggi abbiamo milioni di lavoratrici e lavoratori precari, l’età pensionabile più alta d’Europa e siamo l’unico paese Ocse dove i salari sono diminuiti negli ultimi 30 anni». Ma non è ancora questo il mondo degli ultimi, in fondo alla scala ci sono tutti coloro – e sono tanti – che quei 9 euro all’ora (lordi, fa nulla) li prenderebbero al volo.   

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